giovedì 16 aprile 2015

Icona arcangelo Michele.

Sto proseguendo e perfezionando l'arte della pittura di icone.

Questa volta ho scelto come soggetto l'arcangelo Michele, ma ho introdotto una variazione di tecnica, dopo la preparazione della tavoletta e una bozza del disegno, ho prima dipinto la figura e solo dopo ho applicato la foglia d'oro, su tutta la tavola al di fuori del dipinto. Sull'aureola ho utilizzato un bronzo liquido.


lunedì 9 marzo 2015

La passione (o compassione) per le icone.

Riprendo l'attività del blog dopo lunga assenza, con un mio vecchio sogno: la realizzazione di una icona simil-bizantina.

La passione per le icone è nata in me dopo i numerosi viaggi in Grecia. Là c'è un vero culto di questo tipo di rappresentazione. Purtroppo nei negozi di souvenir vendono cose stampate, mal fatte e nemmeno lontanamente simili agli originali. Quelle vere, molto belle, hanno prezzi improponibili, specialmente per le tasche di una vacanziera com'ero io all'epoca.
E d'altro canto mi sarebbe seccato comprare le imitazioni, anche se alcune potevano essere accettabili. Nella mia spropositata presunzione pensavo che una copia così potevo realizzarla anche da sola.
Invece....
Ho letto e studiacchiato qua e là nel web sui modi di realizzazione, e si va da siti seri e molto professionali, leggendo i quali l'autostima cala sotto i tacchi, e decido che non fa per me. A cominciare dalla scelta della tavola di legno, la tela trattata con colla di coniglio (nooo..sono animalista!) con i colori in polvere stemperati nell'uovo, e altre variegate combinazioni di materiali mai sentiti nominare e difficili da reperire.

Modello originale
Poi però ho trovato tutorial più soft, con molte semplificazioni. Decido di attenermi a questi, in fondo non devo mica esporre nelle chiese greche.
Comunque molti consigli sul sito specialistico sono utili e fattibili e ne ho preso nota.

Per l'opera prima ho scelto un soggetto "facile" il Cristo Pantocrate, di cui ho fatto vari disegni, cercando di attenermi alle proporzioni consigliate.

Poi ho chiesto a mio marito di tagliarmi una tavoletta di legno sagomandola.
Su questa ben levigata ho steso diverse mani di bolo rosso, fondo necessario alla doratura.

Ho riportato il disegno meglio riuscito sulla tavola, e l'ho inciso con una punta metallica.


Bolo rosso
Bozza disegno
A questo punto, con grande patema d'animo ho steso la missione ad acqua sulle parti esterne alla figura incisa, e poi ho applicato la foglia d'oro. Ho passato la gommalacca sulla foglia per proteggerla.
Quindi sono giunta finalmente alla parte "divertente" del lavoro, cioè la pittura del soggetto, che ho eseguito (ahimè perdonatemi santi ed artisti ortodossi!) con colori acrilici.

Ho rifinito con una mano di bitume dorato all'acqua che serve a smorzare la brillantezza dei colori e rendere il tutto più vissuto.  Ed ecco il lavoro concluso. 


lunedì 5 gennaio 2015

Dopo secoli seculorum mi ripresento con un post.
Non ho fatto nulla, mi sono cullata nell'ozio per quasi un anno!
Ma ora l'inverno, il freddo e la noia mi spingeranno a rispolverare colori e pennelli, e al calduccio, con la musica di "radio swiss jazz" in sottofondo, cercherò l'ispirazione per qualche nuovo disegno.

La volgare scopiazzatura di Monet, è solo un "joke" per salutare gli amici e qualche casuale lettore finito per errore sul blog.

La foto della mia schumbergera fiorita invece è per augurare un 2015 che esaudisca i desideri di ciascuno e soprattutto porti a tutti tanta salute e felicità. 


giovedì 13 marzo 2014

Li amo, anche se difficili.

Difficili da disegnare, per me, che non sono Rembrandt. Però amo tanto questi fiori, intanto perché sono tra i primi ad abbellire il giardino, poi per la varietà di colori, poi perché facili da coltivare. Ci pensano gli olandesi a farlo, noi dobbiamo solo comprare i bulbi, interrarli a novembre e ad aprile le aiuole sono uno spettacolo!
Inoltre si possono raccogliere e i mazzi durano un bel po' in casa.
L'anno scorso ho visitato Keukenhof: un'esperienza indimenticabile per chi come me, ama i colori, i fiori, la natura e la pace che ne deriva. Queste sono solo poche delle foto scattate in quell'occasione.
 Oggi esistono ibridi a fiore doppio, simili a rose. I colori poi hanno sfumature innumerevoli. Insomma valeva davvero la pena.


Nel bagaglio ho messo una cospicua quantità di bulbi. Ed ora sono già tutti in boccio. Sono pronta con colori e pennello!

domenica 9 marzo 2014

Clematide.

La clematide è una pianta rampicante, che in presenza di terreno e clima favorevoli può dare grandi soddisfazioni. Se volete appassionarvi e conoscere di più, documentatevi qui.
La più rustica è la Clematis montana, con fiori rosa a 4 petali, dalla fioritura abbondante, è una pianta vigorosa e va tenuta a bada, altrimenti diventa invadente. Proprio in quest'ottica ho esagerato con le potature, dato che stava espatriando nel giardino dei vicini, ho tagliato a più non posso...e la poveretta si è trasformata in Clematis vitalba, probabilmente il portainnesti spontaneo, una quasi erbaccia avviluppante tutto, che ho dovuto estirpare.
L'ho sostituita con questo ibrido a grandi fiori blù-violetto, di cui non ricordo la varietà. Lascio sempre le etichette con il nome attaccate all'arbusto, ma la bora spesso lo porta via, quando non porta via l'intera pianta! Quindi Clematide sconosciuta, ma per ora, sana e bella, è ben piantata a prova di bora!

sabato 1 marzo 2014

Pimpinella, la sbruffoncella.

Non so perché, ma associo sempre la Pimpinella all'aggettivo "sbruffoncella". Forse era un personaggio dei fumetti dei miei tempi..chissà.
Ora l'ho messa a dimora nell'orto, anche se è una pianta spontanea (Pimpinella saxifraga), ma poiché l'ortolano (il coniuge) odia le erbacce, e le estirpa senza pietà, ho creato un angolino di erbette di campo, che comprende anche ortica (ottima nei risotti), borragine, erba cipollina ed aromatiche varie.
Il papavero invece (Papaver Rhoeas) dipinto a destra, non compare più nei prati come un tempo, almeno qui da me. Una volta, insieme al fiordaliso (blù!), creava delle stupende macchie di colore nei campi di grano.
Quando ero bambina si giocava con poco, anche con le erbacce, e il papavero costituiva un gioco speciale: i boccioli chiusi servivano a fare una specie di testa o croce, bisognava indovinare di che colore erano i petali racchiusi dentro i tepali, a volte rosa carico, quasi rosso, a volte pallidi e quasi bianchi. Il ricettacolo dei semi invece, ancora pieno di polline scuro, serviva a fare dei timbri sulla pelle, una sorta di tatuaggio botanico ed effimero.

sabato 22 febbraio 2014

Due comuni erbacce.

Siete mai andati in primavera a cercare cicorie selvatiche per farne frittate e minestre? Attenzione, bisogna saperle ben riconoscere, perché alcune erbe sono tossiche.
Ajuga Reptans, una piccola erbacea dai fiori blù-violetto, fa parte delle erbette di campo che formano una tenera rosetta fogliare alla base e che in primavera, insieme al più noto Tarassaco (Dente di cane o Soffione) ed altre meno note come la  Crespigna (Sonchus Oleraceus) o lo Stridolo (Silene vulgaris), possono andare nel piatto a costituire ricette verdi e salutari.
Qui l'ho rappresentato nel suo habitat naturale, con un altra erbaccia, il Lotus Cornicolatus o Ginestrino. Pianticella a fiori gialli, appartiene alla famiglia dei fagioli (Papilonacee), ma non raccoglietela, è un erba con proprietà medicinali, ma non so se è edule, magari è amara e disgustosa.